Le stagioni dell'armonia:
Natura tra Barocco e Romanticismo
La serata del 24 luglio, presso il giardino di Palazzo Siotto, sarà dedicata ad omaggiare la musica del Barocco e del Romanticismo; ospiti dell’evento saranno i talentuosi cantanti Niccolò Porcedda e Federico Fiorio, accompagnati al clavicembalo dal M° Giancarlo Salaris. Il coro Hic et Nunc, diretto da Tobia Tuveri, aprirà il concerto con alcuni Lieder romantici pensati per essere cantati all’aria aperta. I capolavori di Mendelssohn, Fanny Hensel, Rheinberger e Brahms porteranno a immergersi nella bellezza genuina della Natura, con i suoi boschi, ruscelli, fiori e usignoli.
Il programma di sala
«Io prendo la musica molto sul serio e questo mi impedisce di comporre qualcosa che non senta dentro molto profondamente. Sarebbe come se dovessi dire una menzogna, poiché le note hanno un significato ben preciso, come le parole e forse anche più.» Mendelssohn, Lettera alla cugina Henriette
Prima parte
Testo: Friedrich Rückert (1788-1866)
Die Schwalbe schwingt zum Abendliede sich auf das Stänglein unterm Dach, im Feld und in der Stadt ist Friede, Fried’ ist im Haus und im Gemach. Ein Schimmer fällt vom Abendrote leis in die stille Straß’ herein und vorm Entschlafen sagt der Bote, es werd’ ein schöner Morgen sein.
La rondine vola per la canzone della sera sull’asticella sotto il tetto, nei campi e in città c’è pace, pace è in casa e nella camera. Un raggio cade dal rossore della sera silenzioso nella strada e prima di morire dice il messaggero, sarà un bel domani.
Testo: J. von Eichendorff (1788-1857)
Hörst du nicht die Bäume rauschen Draußen durch die stille Rund?
Lockts dich nicht, hinabzulauschen Von dem Söller in den Grund,
Wo die vielen Bäche gehen Wunderbar im Mondenschein
Wo die stillen Schlösser sehen In den Fluß vom hohen Stein?
Kennst du noch die irren Lieder Aus der alten, schönen Zeit?
Sie erwachen alle wieder Nachts in Waldeseinsamkeit,
Wenn die Bäume träumend lauschen Und der Flieder duftet schwül
Und im Fluß die Nixen rauschen Komm herab, hier ist’s so kühl.
Senti tu stormire gli alberi nel silenzio tutt’intorno?
Non ti piace, dal balcone, contemplare laggiù in basso,
dove scorrono ruscelli risplendenti per la luna e su rupi,
alti castelli guardano taciti verso il fiume?
Conosci forse le ammalianti canzoni di quei tempi belli che furono?
Tutte a notte si risvegliano nella solitudine di questi boschi,
quando gli alberi ascoltano in sogno e il sambuco forte odora
e nel fiume ninfe giocano, scendi qui, nella frescura.
Testo: P. Heyse (1830-1914)
Waldesnacht, duwunderkühle, die ich tausend Malegrüß,
nach dem lauten Weltgewühle, oh, wie ist dein Rauschen süß!
Träumerisch die müden Glieder Berg ich weich ins Moos
und mir ist, als würd ich wieder all der irren Qualen los.
Fernes Flötenlied vertöne, das ein weites Sehnen rührt,
die Gedanken in die schöne, ach, missgönnte Ferne führt.
Lass die Waldesnacht mich wiegen, stillen jede Pein,
und ein seliges Genügen saug ich mit den Düftenein.
In den heimlich engen Kreisen wird dir wohl, du wildes Herz,
und ein Frieden schwebt mit leisen, Flügelschlägen niederwärts.
Singet holde Vogellieder mich in Schlummer sacht!
Irre Qualen, löst euch wieder, wildes Herz, nun gute Nacht!
Bosco notturno, bello fresco, che saluto mille volte,
dopo il chiassoso mondan trambustoah, quant’è dolce il tuo fruscio!
Trasognato, le mie membra stanche stendo nel morbido muschio
e mi par di poter liberarmi di tutti quei pazzi tormenti.
O taci, lontan canto d’un flauto che tanta nostalgia mi fai provare
ed i pensieri mi fai vagar nei bei luoghi remoti, ahimè, contestati a me!
Lascia che la notte mi culli nel bosco, attenuando ogni dolore,
ed un beato accontentarsi inspirerò coi tuoi odori.
In quei cerchi segreti e ristretti starai meglio, cuore ribelle
e la pace con un silenzioso batter d’ali calerà su di noi.
Cantate, o dolci versi d’uccelli, fatemi addormentare pian’ pian!
Scioglietevi, pazzi tormenti, buon riposo, irrequieto cuor!
Testo: L. Uhland (1787-1862)
Süßer, goldner Frühlingstag! Inniges Entzücken!
Wenn mir je ein Lied gelang, sollt’ es heut’ nicht glücken?
Doch warum in dieser Zeit an die Arbeit treten?
Frühling ist ein hohes Fest: laßt mich ruhn und beten!
Dolce, dorato giorno di primavera! Intimo incantesimo!
Se mai mi riesce un canto, non dovrebbe essere oggi?
Perché mai in questo tempo mettersi al lavoro?
Primavera è una grande festa: lasciatemi riposare e pregare!
Testo: J. von Eichendorff (1788-1857)
Durch schwankende Wipfel schiesst goldener Strahl,
tief unter den Gipfeln das neblige Tal.
Fern hallt es vom Schlosse, das Waldhorn ruft,
es wiehern die Rosse in die Luft.
Bald Ländern und Seen, bald Wolkenzug
tief schimmernd zu sehen in schwindelndem Flug.
Bald Dunkel wieder hüllt Reiter und Ross,
o Lieb’, o Liebe, so lass’ mich los.
Immer weiter und weiter die Klänge zieh’n,
durch Wälder und Heiden, wohin, ach wohin?
Erquickliche Frische, süsschaurige Lust!
Hoch flattern die Büsche, frei schlägt die Brust.
Und weiter und weiter die Klänge zieh’n,
hoch flattern die Büsche, frei schlägt die Brust.
Tra cime oscillanti scocca un raggio d’oro,
laggiù sotto le vette sta la valle nebbiosa.
Si ode l’eco del castello, suona il corno da caccia,
nell’aria nitriscono i cavalli.
E subito mari e pianure, subito manciate di nuvole
si vedono scintillare in un volo vertiginoso.
Subito il buio nuovamente avvolge cavallo e cavaliere,
o amore, o amore, così mi abbandoni?
Sempre più lontano si spostano i suoni,
per foreste e pianure, fino dove?
Rigenerante freschezza, dolcissimo piacere!
In alto svolazzano le chiome, batte libero il cuore.
Sempre più lontano si spostano i suoni,
in alto svolazzano le chiome, batte libero il cuore.
Per i più curiosi: Il Lied Romantico
«Così va chi non s’arretra al chiamar di nume eterno, così grazia in ciel impetra chi qua giù provò l’inferno, e chi semina fra doglie d’ogni grazia il frutto coglie.» Orfeo, atto V, Alessandro Striggio
Seconda parte
Su desta i fiori sonnacchiosa flora,
che già l’aurora tra noi n’albori
i colli imperla e le campagne indora.
Garruletti gl’augelletti con dolce canto
al novo sol s’inchinano
Su flora su, odi la squilla del dì nascente,
come ridente l’alba sfavilla,
fra l’ombre che nel sen del mar declinano,
non dormir più
che n’escan fuori ninfe e pastori.
Ingegnose fra le rose
a far i furti lor l’Alpi s’aggirano
Su flora su che il sol le batte con sferza d’oro
Dagli ristoro con man di latte,
che dall’ardenti rai già si ritirano,
non cessar più che Tirsi e Clori,
guidan li Chori.
Restino imbalsamate nelle memorie mie le delizie provate.
Fonti limpide, e pure al vostro gorgoglio la mia divina, ed io, coppia diletta,
e cara ci baceremo a gara, e formeremo melodie soavi,
qui dove con più voci eco risponde, unito il suon de’ baci, al suon dell’onde.
T’aspetto, e tu non vieni pigro, e lento mio contento;
m’intorbidi i sereni; anima, ben, speranza, moro nella tardanza.
T’attendo, e tu non giungi. Luminosa neghittosa,con spine il cor me pungi.
Deh vieni, e mi ristora, moro nella dimora.
Ninfe, prole del ciel, donne e regine
di questi freschi e limpidi cristalli,
che l’argentato piè sciogliendo a’ balli,
scotete al verde suol l’umide brine,
deh, s’all’orecchie mai caste e divine
fur della cetra mia dolci i metalli,
qual or cantai per le fiorite valli
lo splendor de’ begl’occhi e l’aureo crine,
se dolci i pianti fur, dolci i sospiri,
mentre del mio dolor bagnando l’erba
secretarie vi fei d’aspri martiri,
ditelo voi della mia pena acerba,
ma con tanta pietà che ne sospiri,
se pur ha cor, quella beltà superba.
Intermezzo strumentale
Alla luce, alla luce, alla mia candid’Aurora, tornate, pastorelle svegliate,
hor che d’intorno destando i cori, v’apre co’l giorno le ros’e i fiori,
su su su pastorelle, svegliate alle selve a’ piaceri, alle caccie tornate.
Non la vedete che v’apre il varco, pastorelle svegliate,
d’oprar le reti gli strali’e l’arco, su su su pastorelle…
Or che si sente tornare al volo, pastorelle svegliate,
non che si col sol nascete il lusignuolo, su su su pastorelle…
Augellin
che’l tuo amor
segui ogn’hor
dal faggio al pin
e spiegando i bei concenti
vai temprando
col tuo canto i miei lamenti
Il mio Sol troppo fier
troppo altier
del mio gran duol
Clori amata, Clori bella
m’odia ingrata
a’ miei prieghi empia e rubella
Non sia più
cruda no, morirò
s’ella è qual fù
taci, taci, che già pia
porge i baci
al mio labro l’alba mia
Segui augel
né sdegnar
di formar
canto novel
fuor del seno amorosetto
mostra à pieno
la tua gioia, il mio diletto.
Alla caccia pastori,
hor che portan la primavera, l’augelletti, le fier’e li fiori,
alla caccia pastori.
A gl’odori, alli venti soavi, alla caccia pastori.
Non sentite come ritorna la stagione che desta gl’Amori,
a gl’odori, alli venti soavi, alla caccia pastori.
Alla nova rivolta dell’ anno, alla caccia pastori.
Forse il cielo per sua pietade, cangi vogli alla bella licori,
alla nova rivolta dell’ anno, alla caccia pastori.
Gli ospiti della serata

Niccolò Porcedda
Niccolò Porcedda ha studiato violoncello con Francesco Vignanelli e canto lirico con Elisabetta Scano al Conservatorio di musica di Cagliari, conseguendo il compimento inferiore in violoncello. Ha frequentato corsi con maestri di chiara fama, quali Rebeca Ferri, Marcello Nardis, Lia Serafini, Alessandro Quarta e Gemma Bertagnolli. In qualità di cantore ha preso parte a progetti con l’Ensemble Ricercare (2015), diretto da Riccardo Leone, ha collaborato con UT insieme vocale consonante (2017), diretto da Lorenzo Donati, ha cantato con la Jove Capella Reial de Catalunya (2018), diretto da Jordi Savall, e con l’Ensemble Vocale e Strumentale della FIMA, diretto da Alessandro Quarta. Per il biennio 2017/18 è stato membro del Coro Giovanile Italiano, diretto da Luigi Marzola e Carlo Pavese. Ha partecipato in ensemble e come solista ai festival dedicati alla musica antica di Trento, Modena, Cremona, Vicenza e Brescia. Collabora con il Bonporti Antiqua Ensemble e con l’Ensemble Rosantica e ha conseguito la laurea triennale in canto rinascimentale e barocco al Conservatorio di Trento con lode e menzione d’onore, sotto la guida di Lia Serafini.

Federico Fiorio
Federico Fiorio, sopranista, inizia lo studio del canto sin dalla giovane età, sotto la direzione di Lucia Vallesi e di Mariarosa Finotti. Debutta nel 2013 al Teatro Ristori di Verona e nel 2014 si esibisce all’Arena di Verona in Turandot e Carmina Burana. Numerose le partecipazioni in qualità di solista, con l’interpretazione di Pastorello in Tosca, del primo fanciullo nel Flauto Magico e di Lidio in Zenobia di Albinoni, collaborando con la Fondazione Fenice presso il Teatro Malibran e con il Teatro Del Monaco di Treviso. Nel 2018 si è esibito con la Jove Capella Reial de Catalunya, diretto da Jordi Savall. Ha debuttato nel ruolo di Angelo custode nella Rappresentazione di Anima e Corpo di Emilio de Cavalieri diretta da Alessandro Quarta, ha interpretato il ruolo di Polidoro nell’opera omonima di Antonio Lotti al Teatro Olimpico di Vicenza e il ruolo di Cloridoro nell’Empio Punito di Alessandro Melani diretto da Carlo Ipata. Il 9 ottobre 2020 al Teatro Torlonia di Roma ha debuttato nel ruolo di Zefiro in Circe di Alessandro Stradella, diretto da Andrea Di Carlo. Ha cantato in questi festival: Trento Musica Antica, Valletta Baroque Festival, Leonardo Vinci Festival, Urbino Musica Antica, Händel-Festspiele Göttingen e Pavia Barocca. Canta come solista in ensemble come Ghislieri Choir econsort, Bonporti Antiqua Ensemble e De Labyrintho. Si diploma in Canto Barocco a pieni voti e menzione d’onore nel 2019 presso il conservatorio di Trento studiando con Lia Serafini. Ha inoltre studiato vocalità e pratica barocca con Roberta lnvernizzi presso l’Accademia Barocca di Pistoia.

Giancarlo Salaris
Ha studiato pianoforte privatamente col Prof. Riccardo Leone, iscrivendosi poi al Conservatorio "G. P. da Palestrina" di Cagliari, ove si è diplomato nel 2001 sotto la guida della Prof. Elisabetta Porrà. Nel 2005 ha conseguito la qualifica professionale di "Maestro Collaboratore" presso l'Accademia MaggioFormazione del Maggio Musicale Fiorentino. Ha collaborato col Teatro Lirico di Cagliari, particolarmente come maestro al cembalo nella produzione de "La Pietra del Paragone" di G. Rossini (2016), "Il Barbiere di Siviglia" (2018) e, sia come maestro collaboratore al pianoforte che come maestro al cembalo durante le recite, nella produzione de "L'Ape Musicale" di Lorenzo Da Ponte, nel 2017 a Cagliari e nel 2018 a New York, sotto la direzione del M° Donato Renzetti. Ha inoltre collaborato col suddetto Teatro in qualità di maestro al cembalo nel dittico composto da "La Cambiale di Matrimonio" di G. Rossini e "Il Campanello" di G. Donizetti, diretto dal M° Alvise Casellati e, sempre come maestro al cembalo, al "Don Giovanni" di W. A. Mozart, sotto la direzione del M° Gérard Korsten. Ha collaborato come pianista accompagnatore a Masterclass di perfezionamento lirico - vocale tenute da artisti di chiara fama quali Giusy Devinu, Bernadette Manca di Nissa, Luciana Serra, Marcello Nardis, Elisabetta Scano, Alfonso Antoniozzi. Svolge regolare attività concertistica e di maestro di spartito, concentrata principalmente sul repertorio lirico - vocale. Collabora dal 2012 con il Conservatorio "G. P. da Palestrina" di Cagliari come pianista accompagnatore delle Classi di canto, Arte Scenica e strumenti.
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